FUOCO
Fuoco
Dopo una colazione abbondante ad Akureyri siamo ripartiti ed abbiamo percorso la strada che si snodava lungo il suo fiordo, decidendo di raggiungere la zona di Myvatn (passando anche da Godafoss, trattata nell'articolo successivo).
Il nostro viaggio si stava facendo sempre più interessante, e per continuare con la scoperta dell’isola nordica bisogna capire perché è così speciale.
Nonostante si sia intuito durante la visita a Thingvellir e Geysir, il battito del nostro pianeta si è mostrato proprio nell’area di Myvatn.
Come già detto in precedenza, l’Islanda si trova esattamente sulla linea di demarcazione tra la placca continentale nordamericana e quella europea; queste due placche, a differenza di molte altre, divergono: la prima si muove lentamente verso ovest, mentre la seconda verso est, ad una velocità di circa 2 cm l’anno.
Il nuovo spazio causato da questo allontanamento viene riempito dal magma che fuoriesce, creando nuova litosfera. Per questo motivo, i margini divergenti come la dorsale Medio-Atlantica (che passa proprio dall’Islanda) vengono chiamati margini costruttori.
Associati a questi movimenti, che sprigionano una quantità immensa di energia, vi sono i fenomeni vulcanici e sismici, che in questa isola sono molto frequenti.
L’Islanda può essere quindi vista come uno dei punti più indicati per toccare con mano la vitalità del nostro pianeta, e più in dettaglio nella zona attorno al lago di Myvatn perché qui è presente la caldera di Krafla.
Una volta passato il lago, ci siamo diretti nella zona di Leirhnjúkur, proprio sulla caldera, dove ci attendeva un paesaggio insolito: in un’area semi-desertica correvano chilometri di tubi lucenti che imbrigliavano il vapore proveniente dalle profondità della terra, e lo convogliavano verso delle centrali che producevano energia elettrica.
Avevamo come l’impressione di esser in qualche scena di un film fantascientifico.
Dopo aver parcheggiato poco più avanti, ci siamo addentrati nell’area vulcanica grazie a dei sentieri demarcati, e più strada facevamo più in noi regnava l’inquietudine mista al fascino, ed era impossibile non fermarsi per scattar foto e meravigliarsi ad ogni scorcio.
Il sentiero dapprima ci ha fatto attraversare un vecchio (ma non troppo) campo di lava, dopodiché siamo saliti su una delle tante colline di riolite ocra da cui era possibile vedere dei vapori di zolfo provenienti dal sottosuolo.
Vi era anche un bellissimo laghetto formato dall’acqua calda e dai fanghi di minerali che lo coloravano di una tinta somigliante al colore Pantone Island Paradise.
Una volta superata questa zona siamo scesi verso un’altra, al cui centro vi era un cratere spento squarciato in due, come se metà del suo cono fosse stato sparato via.
Dal punto panoramico più alto si vedeva tutta l’area, dove a colpo d’occhio si notavano le zone nere di lava spenta alternate ad aree gialle ed altre ancora verdi per la vegetazione.
Il percorso è durato circa 2 ore e mezza, soste comprese, ed in seguito siamo andati a visitare le fumarole di Hverir.
Passeggiando nella zona delimitata (attenzione a non abbandonare il sentiero segnato: il rischio di sprofondare nel sottosuolo in continuo mutamento o di scottarsi non è remoto) si potevano osservare le pozze di fango grigio ribollente ed i vapori sulfurei che provengono dalle viscere della terra. La terra su cui camminavamo sotto un cielo azzurro era di color giallo sfumato in mille intensità e bianco.
Era tutto così surreale, così potente ed impressionante nello stesso tempo.
Successivamente, dopo aver pranzato e riposato per tutti i chilometri percorsi, siamo ripartiti alla volta dell’avventura…
No.
In realtà ci siamo concessi un rigenerante bagno termale presso le terme di Jardbodin, molto meno affollate della Blue Lagoon.
Provatele: immersi nell’acqua sulfurea calda non vorrete mai più uscire!
Ps:
L’unica nota negativa di questa sosta alle terme è stato il sentir discorrere alcuni turisti che, enunciavano dei postulati sulle proprietà basiche del limone.
Infine, prima di dirigerci verso la guesthouse prescelta in una zona verde circondata da pace e silenzio assoluto (interrotto dallo sporadico belare di qualche immancabile pecora), abbiamo visitato il parco di Dimmuborgir dove, camminando in un antico labirinto lavico, si potevano osservare fortezze e sculture laviche alte decine di metri, circondate da betulle nane.
Siamo giunti a fine articolo! Se vi fa piacere o se avete domande, lasciate un commento qui sotto.
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