ACQUA
Acqua
L’Islanda, oltre ad essere una terra geologicamente attiva, è una delle poche nazioni al mondo situata presso il circolo polare artico, dove la temperatura è inconfutabilmente più bassa rispetto alle latitudini più temperate. Inoltre possiede altipiani e montagne che superano i 2000 m di altezza: queste due caratteristiche ne fanno un luogo molto favorevole alla formazione di immensi ghiacciai (il Vatnajōkull, con i suoi 7900 km2, è il ghiacciaio europeo più esteso), dove spesso si verificano copiose precipitazioni.
La combinazione tra le frequenti precipitazioni ed il parziale scioglimento estivo di questo grandissimo volume di ghiaccio e neve, dà origine a fiumi di portata immensa, la cui energia in alcuni punti è utilizzabile (nel 2015 il 73% del fabbisogno energetico islandese era coperto dalle centrali idroelettriche, contro il 27% proveniente dal geotermico).
I fiumi islandesi scorrono quindi impetuosi, scavano profonde e larghe gole, compiono salti pazzeschi e modellano valli con le proprie anse.
I salti, chiamati in islandese “Foss” (cascata) sono magnifici, spettacolari, cose a cui noi non eravamo minimamente abituati.
Avete presente la forza con cui l’acqua scava e modella i nostri bellissimi paesaggi alpini? Bene, perché per ciò sopraddetto, in Islanda è esponenzialmente tutto più grande.
Abbiamo avuto il primo contatto con questa forza immensa nel secondo giorno, vedendo la cascata di Gullfoss, dove le acque del fiume Hvitá compiono due piccoli ma superbi salti, proseguendo il loro cammino in una stretta e profonda gola.
Siamo rimasti impressionati anche da Godafoss, la cascata degli dei.
Tappa durante il tragitto verso la zona di Myvatn, Godafoss è il punto in cui il fiume Skjálfandafljót precipita per circa 12 metri con un fronte di circa 30 m.
Questa cascata racconta anche una storia: facciamo quindi un tuffo nel passato.
Attorno all’anno 1000, il lögsögumadur (figura politico-giuridica atta a governare) Þorgeir Ljósvetningagoði Þorkelsson, per non entrar in contrasto con il re Olaf di Norvegia da una parte e le fazioni islandesi dall’altra, decise, dopo aver meditato un giorno e una notte in un rifugio, di optare per un compromesso: far battezzare tutti gli islandesi, ma lasciargli nel privato la libertà di professare il proprio credo.
Tornando dall’Alpingi (assemblea), Þorgeir, convertitosi al cristianesimo, gettò proprio da Godafoss le statue degli idoli pagani.
Dettifoss, che avevamo visitato il giorno seguente alla partenza da Myvatn, ci ha regalato altrettante emozioni.
Dettifoss è la cascata con la portata maggiore di tutta Europa, nonché scena dell’origine della vita sulla Terra nel film Alien: Prometheus.
Il fiume glaciale Jōkulsa á Fjōllum, che nasce proprio dal ghiacciaio del Vatnajōkull, durante il suo percorso verso l’oceano Artico compie più salti, due dei quali furono oggetto della nostra visita: Dettifoss e la vicina Selfoss.
Avevamo parcheggiato a Est del fiume per aver il sole mattutino favorevole. Una volta arrivati nel punto di osservazione più alto, il paesaggio era impressionante: dentro un gigantesco canyon, il Jōkulsárgljúfur, scorreva poderosa l’acqua, compiendo un salto di quasi 45 m per un fronte di 100 m circa. Il fiume fangoso, ricco di sedimenti glaciali, cadeva con un fragore quasi assordante, e gli schizzi creavano, aiutati dal vento, non uno ma ben due arcobaleni.
Siamo passati oltre ed abbiamo raggiunto il luogo della scena girata nel film, molto vicino al fiume. Forse solo così vicini ci siamo resi conto di che potenziale può esser capace un elemento cosi apparentemente innocuo come l’acqua. La cascata scarica circa 200 tonnellate d’acqua… in un solo secondo, anche se d’estate può raggiungere le 500 tonnellate al secondo, mentre il suo culmine è stato di ben 1500 tonnellate al secondo!
Abbiamo successivamente percorso il sentiero, e dopo qualche breve sosta per raccolta mirtilli, siamo arrivati a Selfoss, posizionata più verso l’entroterra. Anche qui lo spettacolo era garantito: il fiume si suddivideva in decine di ramificazioni che saltavano nella gola, con gli schizzi che creavano un’immensa nuvola di goccioline, dove era praticamente impossibile non bagnarsi.
Haifoss è stata l’ennesima sorpresa.
Di ritorno da Landmannalaugar (di questa terra colorata ne parleremo più avanti), abbiamo imboccato la strada che portava al parcheggio da cui poterla vedere. Il fiume Fossá í Þjórsárdal si gettava in una gola da un’impressionante altezza di 122 m, un salto scenograficamente sublime. Anche qui la bellissima cornice di un canyon faceva da ciliegina sulla torta ad uno spettacolo mai visto prima di allora.
Skogafoss, Svartifoss e Seljalandfoss sono altre 3 cascate che abbiamo raggiunto durante la nostra permanenza islandese.
Di Skogafoss ricordiamo la forza d’urto con la quale l’acqua rovinava verso il terreno, sollevando schizzi visibili a centinaia di metri di distanza, e su anch’essa spuntava un bellissimo arcobaleno.
Svartifoss si trovava invece all’interno del parco nazionale di Skaftafell: la cascata si gettava in una gola formata da armoniose colonne basaltiche.
Infine a Seljalandfoss, molto pittoresca, si poteva passare dietro alla cascata, mettendo in conto una lavata.
Siamo rimasti a contemplare tutte queste indescrivibili meraviglie in silenzio per molto tempo, continuando a osservare tutto ciò che madre natura aveva creato nel corso dei millenni: una fusione perfetta tra acqua, terra, ghiaccio e fuoco.
Siamo giunti a fine articolo! Se vi fa piacere o se avete domande, lasciate un commento qui sotto.
Commenti offerti da CComment