Grande-Terre 1/2

GRANDE-TERRE 1/2

Grande-Terre 1/2

Un consiglio: se potete, evitate di prendere dei voli intercontinentali l’ultimo giorno dell’anno, perché dopo 18 stancanti ore di attese, scali e noleggio auto, potreste ritrovarvi a fare una notte in bianco per i festeggiamenti del ristorante attiguo alla vostra sistemazione, che per l’occasione si trasforma in discoteca assordante fino alle 5 del mattino (il cui vocalist urla ogni 5 minuti “On y va”)

Con forse 1 o al massimo 2 ore di sonno cumulate, abbiamo così iniziato il nostro primo giorno in quest’isola dalla forma di farfalla situata nei Caraibi. 

La prima tappa del tour è stato lo strano cimitero di Morne-à-l’Eau (per un primo dell’anno in stile naïf), dove i defunti riposano in pace in tombe o mausolei le cui facciate sono ricoperte di piastrelle posate a scacchiera, con la dominanza del bianco e del nero. 
Guardare per credere.

Pattern di una delle tombe nel cimitero di Morne-à-l’Eau.
Pattern di una delle tombe nel cimitero di Morne-à-l’Eau.
Il cimitero dalle tombe piastrellate a scacchiera di Morne-à-l’Eau.
Il cimitero dalle tombe piastrellate a scacchiera di Morne-à-l’Eau.

Siamo ripartiti alla volta della graziosa cappella di Saint-Michelle, a cui si arriva attraversando distese di piantagioni di canna da zucchero, il leitmotiv di tutta Grande-Terre, “l’ala destra” di Guadalupa. Essendo per la quasi totalità pianeggiante, questa parte dell’isola si è prestata molto bene alla coltivazione della canna da zucchero, fin dai secoli del colonialismo. 

Nelle piantagioni della canna da zucchero.
Nelle piantagioni della canna da zucchero.

In queste piantagioni gli schiavi, malnutriti ed ammassati in capanni dalle terribili condizioni igieniche, erano costretti a lavorare per tutta la vita; la loro fatica ingrassava i colonialisti, che esportavano il prodotto finale di tutta la filiera produttiva: il Rum. 

Nel 1848 la schiavitù venne abolita sull’isola, grazie ad una campagna condotta dal politico francese Victor Schoelcher. 

Segni di questo passato sono visibili un po’ dappertutto, dalla casa coloniale di Zevallos, sulla strada da Le Moule a Saint-François, ai ruderi dell’ex prigione di Petit-Canal, che abbiamo visitato il giorno seguente.

La casa coloniale di Zevallos.
La casa coloniale di Zevallos.

Proprio a Petit Canal c’era anche il porto dal quale gli schiavi venivano deportati altrove. 
Dopo queste tappe decisamente storico-culturali, abbiamo alleggerito la giornata recandoci al Pointe des Châteaux, il punto estremo di Grande-Terre a sud-est, assolutamente da immortalare nei ricordi. 

Pointe des Châteaux, il punto estremo di Grande-Terre a sud-est.
Pointe des Châteaux, il punto estremo di Grande-Terre a sud-est.
Panorama da Pointe des Châteaux.
Panorama da Pointe des Châteaux.

Qui sono presenti alcuni sentieri brevi e facili, che percorrono linee di costa e regalano molti scorci sull’oceano. 

Dopo la sosta ci siamo recati nelle spiagge di Bois Jolan e Plage de la Caravelle, a nostro parere le più iconiche di tutta l’isola, per concederci il meritato relax pomeridiano e prendere un po’ di tintarella. 
Sono situate a Sainte-Anne, e trovarle è stato molto semplice.
Per concludere il discorso spiagge a Grande-Terre, possiamo dire che se sceglierete una di quelle situate lungo la costa sud troverete sempre paesaggi da cartolina.

Lasciamo far parlare per noi quest'ultima fotografia. 

Plage de la Caravelle.
Plage de la Caravelle.

Siamo giunti a fine articolo! Se vi fa piacere o se avete domande, lasciate un commento qui sotto.

Commenti offerti da CComment

© 2024, The Wandering Pandas

Un piccolo gesto fa molta strada...