Khiva

In tarda mattinata abbiamo lasciato Nukus, capoluogo della regione del Karakalpakstan, e ci siamo diretti verso Khiva, patrimonio UNESCO dal 1991.

Per chi volesse visitare il Karaklapakstan consigliamo di leggere gli articoli precedenti.

Da questo punto in poi, la nostra visita dell’Uzbekistan corrisponde a quello che le agenzie di viaggio chiamano “Tour classico”, che comprende le 3 città uzbeke più importanti della Via della Seta.

La via della Seta

Con il termine “Via della Seta”, coniato nel 1877 dal geografo tedesco Ferdinand Von Richthofen, si intende una fitta rete di rotte commerciali che in epoca classica e medievale attraversavano l’Asia centrale, mettendo in comunicazione il bacino del mar Mediterraneo con la Cina.

Un personaggio illustre che percorse la via fu Marco Polo, che la descrisse nel Milione, il resoconto dei suoi viaggi.

La via, oltre ad essere utilizzata per scambiare prodotti, serviva a diffondere anche idee religiose, sociali, scientifiche e tecnologiche, indispensabili per il progresso della civiltà umana.

La via della Seta ai tempi di Marco Polo.
La via della Seta ai tempi di Marco Polo.

Basti pensare che lungo queste rotte si è diffusa la tecnica cinese di produzione della carta, il cui segreto fu svelato durante la battaglia di Talas del 751: gli Arabi, appresa la tecnica da alcuni prigionieri di guerra, ne avviarono la produzione proprio a Samarcanda.

L'arte della tessitura del tappeto di seta a Khiva.
L'arte della tessitura del tappeto di seta a Khiva.
I bozzoli del baco da seta.
I bozzoli del baco da seta.

La fitta rete di strade attraversava spesso lande deserte e scarsamente abitate, in cui era diffuso il banditismo, e dove gli unici punti di sosta sicuri erano costituiti da oasi e da caravanserragli.

Qui si sostava abbastanza a lungo per far riprendere fiato agli animali, acquistare provviste e scambiare merci con le altre carovane.

L’Uzbekistan è stato uno snodo fondamentale della Via della Seta, perché trovandosi circa a metà tra Oriente ed Occidente, permise a Khiva, Bukhara e Samarcanda di avere il proprio periodo d’oro.

Come sempre accade nella storia, i successivi periodi d’instabilità politica, guerre e invasioni contribuirono al declino delle rotte terrestri, che furono interamente rimpiazzate dalle più economiche e sicure rotte marittime.

Le tre fortezze di Ayaz-Qala

Prima di raggiungere Khiva nel tardo pomeriggio, abbiamo fatto una deviazione per visitare le tre fortezze di Ayaz-Qala, che un tempo facevano parte del sistema difensivo del vasto regno islamico di Corasmia.

Le fortezze erano state costruite per arginare le incursioni dei nomadi che arrivavano da est e da nord, ma caddero in disuso dopo l’invasione mongola e la conseguente conquista da parte di Gengis Khan.

Una delle fortezze di Ayaz-Qala.
Una delle fortezze di Ayaz-Qala.

Di ciò che rimane sono ancora evidenti le possenti mura alte fine a 10 metri e spesse 2,5 metri, costruite con mattoni di fango, che una volta lasciato asciugare al sole diventava molto resistente e compatto.

Le fortezze lambiscono il deserto rosso del Kyzylkum, e la posizione più elevata di quella principale ci ha consentito di ammirare tutta la zona, inclusi i cammelli che pascolavano nell’area e la tempesta di sabbia in lontananza.

Che dire, il deserto regala sempre un certo fascino!

Khiva

La mappa della città rivisitata in perfetto stile uzbeko.
La mappa della città rivisitata in perfetto stile uzbeko.

1) Vademecum

  • Per visitare e vedere i principali monumenti di Ichon-Qala occorre almeno un giorno, e suggeriamo caldamente l’ausilio di una guida locale.
  • Gli edifici principali e le madrase sono accessibili previo biglietto, che si acquista appena fuori dalla città, vicino alla porta ovest Ota Darvoza, che significa la “porta del padre”, ricostruita durante il periodo sovietico.
  • Il piccolo centro di Khiva è visitabile a piedi.
  • Ricorda di vestire con abiti che coprano le ginocchia e le spalle durante la visita delle moschee e dei mausolei.
  • Il sole può essere rovente nella parte centrale della giornata, pianificate le vostre visite di conseguenza.
  • All’interno della cittadella sono presenti molti ristoranti e caffè.
  • Al tramonto non dimenticare di trovare una posizione sulle mura per scattare “la foto ricordo!”

2) La storia

Di Khiva abbiamo dei bellissimi ricordi, a cominciare dall’hotel in cui abbiamo dormito per due notti, perché somigliava ad una madrasa, le cui stanze degli studenti erano state riconvertite in camere; collocato a Ichon-Qala, ovvero la città dentro le mura, forse un tempo svolgeva davvero la funzione di scuola coranica.

La leggenda vuole che Sem, figlio biblico di Noè, sia il fondatore di Khiva.

“Si narra che Sem, dopo il diluvio, si trovò a vagare nel deserto da solo. Addormentatosi, sognò 300 torce accese. Al suo risveglio, soddisfatto di questo presagio, fondò la città con i contorni a forma di nave tracciati secondo la disposizione delle fiaccole, di cui aveva sognato. Poi Sem scavò il pozzo di Kheyvak, la cui acqua aveva un sapore sorprendente.”

Khiva: The City and the Legends. Davr Nashriyoti

In realtà si presume che in epoca antica e medievale Khiva fosse già un’importante stazione commerciale lungo la Via della Seta.

Distrutta da Gengis Khan nel XIII secolo, la città si riprese solo secoli più tardi, diventando nel XVI secolo la capitale del Khanato di Khiva, dove la fiorente attività del commercio degli schiavi contribuì alla ricchezza smisurata della città.

Proprio il mercato degli schiavi di Khiva, famoso in tutta l’Asia centrale, attirò l’attenzione dei Khanati vicini e soprattutto della Russia, che riuscì a conquistare la città nel 1873.

Nel 1924 Khiva divenne parte integrante del territorio della neo costituita Repubblica Sovietica dell’Uzbekistan, che divenne indipendente nel 1991.

Ultima curiosità per i matematici: si ritiene che Khiva sia la città natale di Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, (780 circa – 850), ovvero il padre dell’algebra, parola che deriva proprio dall’arabo “al-jabr", che significa "ripristinare" o “completare”.

3) Il centro storico

Le possenti mura di Ichan-Qala, ovvero la città vecchia.
Le possenti mura di Ichan-Qala, ovvero la città vecchia.

Il centro storico della città di Khiva, o Ichon-Qala, è il meglio conservato di tutta la via della Seta.

E’ delimitato da una possente cinta muraria color sabbia quadrata che ha una porta su ogni lato, chiamata Darvoza, avente 2 torrette con le cupole ricoperte di piastrelle di color azzurro.

All’interno di queste mura il tempo sembra essersi fermato.

Il cuore del centro cittadino sembra un museo a cielo aperto, dove un intricato labirinto di vicoli medievali, che brulica di banchetti e botteghe, collega tra loro antiche madrase, silenziose moschee e scintillanti minareti.

Attorno a questo centro pulsante ci sono tutti gli altri edifici, destinati al turismo ed ai servizi, che sono architettonicamente armonizzati con il resto antico della città.

Ichan-Qala al tramonto.
Ichan-Qala al tramonto.

Khiva regalerà istanti da fotografare ad ogni scorcio ed occasione, soprattutto durante il tramonto, momento in cui consigliamo di salire sulle mura ed ammirare tutta la città.

4) Cosa vedere

Qui di seguito elenchiamo i principali edifici storici che abbiamo visitato a Ichon-Qala.

Fortezza Kuna Ark

Kuna Ark è stato per secoli il palazzo del sovrano, una fortezza dentro la fortezza. Al suo interno custodisce la zecca dello stato, una prigione, l’harem e la sala delle udienze.

La moschea estiva è un bellissimo esempio di Iwan, elemento architettonico onnipresente nella cultura persiana: la sala di preghiera è chiusa per 3 lati su quattro da muri decorati da piastrelle bianche e blu, raffiguranti motivi geometrici e vegetali, ed è coperta da un soffitto in legno sostenuto da 6 splendide colonne di legno intarsiato, aventi dei basamenti di marmo.

L'ingresso alla fortezza dell'emiro di Khiva.
L'ingresso alla fortezza dell'emiro di Khiva.

La sala del trono, finemente decorata da pareti di legno dipinte, veniva utilizzata per le audizioni pubbliche. Il sovrano si sedeva su un trono, collocato in una nicchia avente come soffitto una volta ad arco. La stanza era affacciata su un Iwan finemente decorato da ceramiche decorate da maioliche bianche e blu.

L'iwan della moshea estiva.
L'iwan della moshea estiva.

L’Iwan è orientato a nord per impedire il calore eccessivo durante l’estate.

Nel cortile esterno era collocata una yurta, usata per le udienze durante il periodo invernale, che richiama all’origine nomade e mongola.

Sempre nella fortezza è presente una scala che porta in cima al bastione, da cui si può ammirare tutto lo splendore della città.

Minareto Kalta Minor

La splendida vista del minareto Kalta Minor dal bastione della fortezza.
La splendida vista del minareto Kalta Minor dal bastione della fortezza.

A est della fortezza Kuna sorge l’inconfondibile minareto Kalta Minor.

Alto 29 metri ed avente un diametro da 15 metri, la sua forma tozza attira lo sguardo di ogni visitatore, che rimane affascinato dalle sue splendide ceramiche scintillanti di color acqua marina, azzurro e verde, quest’ultimo il colore caratteristico dello stile di Bukhara.

Il minareto doveva esser alto 70 metri, e secondo fonti storiche e leggende il sovrano voleva un minareto più alto di quello di Bukhara, ma per probabili problemi strutturali l’architetto si fermò all’altezza attuale.

Di fianco al minareto si trova la Madrasa di Muhammed Amin Khan, che oggigiorno è stata convertita in hotel di lusso, inconfondibile per il suo portale decorato.

L'inconfondibile portale decorato della madrasa di Muhammed Amin Khan.
L'inconfondibile portale decorato della madrasa di Muhammed Amin Khan.

Madrasa Mohammed Rakhim Khan

La Madrasa di Muhammed Amin Khan.
La Madrasa di Muhammed Amin Khan.

Davanti a questa splendida madrasa ci siamo passati davanti anche alla sera, dove uno spettacolo di luci anima le celle della sua facciata, dove un tempo venivano usate dagli studenti del Corano. Fu costruita da Rakhim Khan, ultimo sovrano di Khiva prima della conquista russa.

Mausoleo di Sayid Alauddin

A sud della madrasa Mohammed Rakhim Khan si trova il mausoleo di Sayid Alauddin, il monumento più antico della città (1310), costruito dai regnanti mongoli dell’Orda d’Oro in onore all’importante figura Sufi di cui il mausoleo prende il nome.

Moschea Djuma

Interno della moschea Djuma.
Interno della moschea Djuma.

Lì vicino è collocata la moschea Juma, la più visitata della città, un edificio coperto di area rettangolare dove oltre 200 colonne di legno reggono il soffitto di legno.

Queste colonne, elementi unici che differiscono l’uno dall’altro, sono indubbiamente il valore aggiunto di questa spoglia moschea.

Di fianco la moschea si trova il suo minareto, alto 44 metri.

Mausoleo di Pakhlavan Mahmood

E’ qui che si trova la tomba del patrono di Khiva, Pakhlavan Mahmood, che è stato guida spirituale di molti sovrani, filosofo e valoroso lottatore, famoso in tutto l’Oriente Islamico.

Nel 1800 la famiglia regnante ha ampliato la struttura trasformandola in un mausoleo reale, uno dei più belli di tutto l’Uzbekistan.

La tomba del santo infatti non è la stanza più bella, bensì quella dove è seppellito uno dei sovrani, ricoperta di ceramiche smaltate e avorio.

Minareto Islam Khoja e Madrasa

Forte dei suoi oltre 50 metri, è uno dei minareti più alti di tutto l’Uzbekistan. Insieme alla madrasa, fu costruito all’inizio del XX secolo per il volere di Islam Khodja, primo ministro del Khanato di Khiva, che fu assassinato dal Khan per la sua anima spiccatamente riformista. Di notte, la sua illuminazione moderna rapisce lo sguardo.

Palazzo di Tosh-Hovli

Questo palazzo reale venne costruito per volere del Khan Allah Kuli nel 1830, perché il sovrano voleva abbandonare il Kuna Ark.

La storia narra che il primo architetto fu fatto decapitare perché non terminò i lavori entro i due anni convenuti. Il secondo architetto completò il palazzo nel 1838, grazie all’ausilio di oltre 1000 schiavi. Successivamente vennero ampliati ulteriori settori, rendendolo un po’ labirintico.

Qui si possono ammirare la stanza del trono, dove il Khan riceveva gli ospiti, e le stanze che ospitavano le donne dell’harem. L’elemento più interessante e ricco di decorazioni di ceramiche blu sono le pareti che racchiudono il cortile dell’harem, dove nella parte meridionale sono stati ricavati 5 Iwan (uno per il Khan e gli altri 4 per le mogli).

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