SAVITSKIJ, COLUI CHE SALVO' L'ARTE
Savitskij, colui che salvò l’arte
Dopo una generosa colazione al campo yurte, ci siamo rimessi in viaggio verso Nukus. Il tragitto compiuto per ritornare nel capoluogo del Karakalpakstan non è stato lo stesso dell’andata, bensì una strada sterrata che passa più a ovest dell’Aralkum.
Questa zona è abbastanza desolata, c’è giusto qualche gruppo di cammelli e dromedari che pascolano indisturbati, ma è possibile intuire perché il governo Uzbeko non abbia deciso di preservare la porzione di lago d’Aral presente nel suo territorio:
- Il sale del lago scomparso viene recuperato ed utilizzato in una grande industria chimica (che abbiamo visto in lontananza) per produrre la soda (idrossido di sodio), un reagente chimico variamente impiegato;
- Sul vecchio fondale del lago sono stati scoperti importanti giacimenti di gas naturale; per questo motivo, un po’ in tutta l’area, sono presenti torri di estrazione e cantieri indaffarati nella posa dei gasdotti, nonchè un gigantesco impianto chimico molto avveniristico che converte il gas naturale in materie plastiche (della JV Uz-Kor Gas Chemical LLC, progettato e costruito dai Sudcoreani).
Il giorno successivo, prima di iniziare il tour classico, abbiamo visitati quello che viene chiamato “Il Louvre del deserto”.
Preambolo storico
Anche l’arte russa ebbe il suo periodo d’Avanguardia, iniziato a fine Ottocento in epoca zarista grazie all’intenso scambio economico, sociale e culturale con il resto d’Europa.
I pittori russi erano liberi di dipingere ed avviare scuole d’arte in cui insegnavano ai propri studenti le tecniche espressive del momento, in un contesto politico di rispetto e tolleranza.
Nel 1917 avvenne la Rivoluzione d’Ottobre, che portò all’instaurazione del comunismo ed alla nascita dell’Unione Sovietica; la “vittoria del proletariato sulla monarchia e sul capitalismo” portò immancabilmente all’interruzione degli scambi artistici con gli altri stati capitalisti europei.
L’avvento di Stalin impose un regime totalitario, con il controllo totale dei cittadini da parte dello Stato. La nuova burocrazia staliniana negò all’arte ogni autonomia di ricerca, riducendola a strumento di propaganda politica e di divulgazione culturale.
All’arte della Rivoluzione segue un’arte di Stato che di fatto non è arte, ma piatta ed enfatica illustrazione di temi obbligati. La libertà d’espressione in tutte le sue forme, inclusa quella artistica, fu vietata, e chi trasgrediva rischiava, oltre al sequestro ed alla distruzione dell’opera, di esser accusato, giudicato ed infine deportato nei Gulag.
Durante le grandi purghe staliniane furono molti a subire questo triste destino. .
Il Museo Savitskij
Negli anni ’50 l’allora trentacinquenne Igor Savitskij partecipò ad una spedizione archeologico- etnografica che aveva come obiettivo la ricerca di manufatti ed antichità nella Corasmia, una regione pianeggiante situata lungo il tratto finale dell’Amu Darya.
In seguito Savitskij si trasferì definitivamente a Nukus, dove collezionò così tanti oggetti del Karakalpakstan da convincere le autorità ad istituire un museo statale nel capoluogo, e a nominarlo curatore.
Qui, da curatore del museo, prese piena consapevolezza della sua “missione”, ovvero recuperare e preservare le opere d’avanguardia russe, bandite dal regime poiché giudicate “forme d’arte degenerate”.
Lontano dalle autorità di Mosca, Savitskij nascose nei magazzini del museo circa 10.000 tra dipinti, stampe ed illustrazioni, che vennero alla luce solamente dopo la sua morte (avvenuta nel 1984), grazie alla Perestrojka ed al collasso dell’Unione Sovietica nel 1991.
La visita al museo è una tappa imperdibile, ed occupa circa mezza giornata. Consigliamo caldamente di farsi accompagnare da una guida che parli inglese, oppure il russo se avete qualcuno come il nostro Oybek, capace di capire il russo e tradurlo direttamente in italiano!
La bellezza degli oggetti e dei quadri esposti è mirabile, e molto spesso capiterà di soffermarsi sulle opere di pittori che sono stati epurati da Stalin.
Nikolaev fu arrestato per la sua sessualità, Kurzin fu imprigionato ed esiliato per propaganda antisovietica, Solokov fu sepolto in un campo di lavoro. Lysenko fu arrestato e confinato in un manicomio per gran parte della sua vita a causa della sua arte.
Wikipedia
Savitskij, colui che salvò l’arte
Libertà di creare, libertà di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione, spiandoli, censurandoli, persino incarcerandoli. Le dittature cercano in tutti i modi di promuovere un'arte e una cultura di Stato, che non sono altro che un'arte e una cultura fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e punisce e reprime gli artisti autentici.
Questi concetti espressi da Sergio Mattarella, presidente della nostra Repubblica, Savitskij li conosceva bene; per questo recuperò e nascose le opere di questi e di molti altri artisti, altrimenti destinati all’oblio ed alla distruzione.
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