YANGON: SANGUE, SOGNI, ORO 2/3
Yangon: sangue, sogni, oro 2/3
Descrivere il Myanmar nella sua interezza sarebbe qualcosa di veramente proibitivo: bisognerebbe aver a disposizione libri di archeologia, storia, religione e sociologia, oltre ad aver un’infinità di tempo libero.
Con gli articoli di questa sezione proveremo a raccontare il nostro viaggio, inserendo ove possibile una descrizione relativamente dettagliata del luogo di interesse, unendola alle nostre esperienze personali formatesi guardando da spettatori questo mondo dai forti contrasti.
Abbiamo visitato il Myanmar durante il periodo natalizio del 2018: consapevoli delle probabili difficoltà comunicative della popolazione nel parlar inglese, ci eravamo rivolti ad una guida internazionale, prenotando visite e spostamenti con qualche mese d’anticipo.
Premettiamo inoltre che dissentiamo totalmente dall’anziano signore lombardo che si lamentava ripetutamente in aereo con la moglie per averlo trascinato a veder “Un tempio!” durante il Natale: in Birmania i templi sono davvero tanti e diversi!
Per visitar il Myanmar bisogna aver una mente aperta alla conoscenza, aperta a capire la diversità e nello stesso tempo unicità del popolo birmano.
Sette sono stati i giorni spesi per conoscere almeno una piccola parte di questo tesoro socio-culturale nascosto al mondo occidentale; tesoro dove si può restare impressionati constatando che le lancette del tempo si siano fermate da molti decenni.
Yangon, la città più importante, nonché ex-capitale del paese, rispecchia benissimo il concetto sopraccitato con il suo centro storico che, progettato dai britannici durante il periodo del colonialismo, è di gran lunga uno dei quartieri più affascinanti della città.
Sebbene copra un’area di 5 chilometri quadrati, non è più in grado di sostenere il pesante traffico di una città in via di sviluppo che conta circa 5 milioni di abitanti.
L’architettura che abbiamo incontrato era il tipico paesaggio asiatico coloniale, con molti edifici in decadenza (tranne per le zone centralissime come quelle attorno al comune), con le strade e marciapiedi gremiti di commerci di ogni genere, bancarelle improvvisate dove si vendevano chincaglierie o cibo da strada (costante che ci seguirà un po’ per tutto il paese), guide improvvisate, negozi, ma soprattutto un’enormità di monaci vestiti con tuniche rosso mattone che entravano ed uscivano dai monasteri e dalle pagode; per assaporare l’essenza di tutte queste visioni serve prendersi tutto il tempo necessario.
Pagoda Sule
Leggende narrano che il luogo dove erigere questa Pagoda (o Stupa, per il buddismo un luogo destinato a raccogliere reliquie e radunarsi in preghiera) fu indicato 2500 anni fa dal potente spirito Nat Sularata al re dei Nat Sukka, perché assistette molti anni prima alla tumulazione della reliquia del Buddha (come spesso accade nel buddismo, le reliquie venivano divise e sparpagliate in più località per creare nuovi luoghi di pellegrinaggio e diffondere la fede).
Attorno alla pagoda Sule, durante il periodo del colonialismo britannico, furono edificati gli edifici amministrativi britannici.
A partire dalla seconda metà del ‘900, con l’aumentare della popolazione e del traffico, la Pagoda divenne una sorta di gigantesca rotonda spartitraffico.
Lo stupa è di forma ottagonale, alto 44 metri, interamente ricoperto d’oro, e durante la nostra visita appariva come un luogo molto silenzioso e tranquillo, dove erano presenti molte nicchie con tantissime statue finemente decorate dove raccogliersi in preghiera.
Attorno alla pagoda Sule si radunarono gli studenti durante la famosa insurrezione del 1988 (che proclamò Aung San Suu Kyi icona nazionale nella lotta contro il dispotismo militare) ed i monaci nella cosiddetta “Rivoluzione zafferano” del 2007, chiamata così per il color delle toghe. Entrambe le rivolte furono fermate con il sangue, ma diedero linfa al movimento democratico che chiedeva migliori condizioni di vita.
Pagoda Botataung
Questa pagoda, collocata al confine Sud-Est del centro storico, fu costruita 2500 anni fa secondo una leggenda simile a quella delle sue “sorelle” Sule e Shwedagon.
La pagoda è stata interamente ricostruita dopo un bombardamento accidentale da parte della RAF inglese durante la seconda guerra mondiale.
Fu proprio durante questa ricostruzione che venne alla luce una camera sotterranea segreta, nella quale vennero trovati tantissimi oggetti antichi come vasi, gioielli, statue e tavole di terracotta. Di notevole importanza rivestirono:
- il ritrovamento di uno scrigno su cui erano scolpite delle figure Nat, giudicate i guardiani del luogo,
- una tavola di terracotta che permise di decifrare la lingua antica dei Mon,
- un cono di pietra rivestito d’oro, che ricopriva a sua volta una piccola ed antichissima pagoda d’oro che, una volta sollevata, diede alla luce un piccolo cilindro d’oro al cui interno vennero ritrovate due reliquie umane ed un capello.
La pagoda sembrava esser un tempio di serenità, fuori dal tempo e lontana dal caos esterno.
Zona del mercato Bogyoke
La zona del mercato di Bogyoke è indubbiamente una delle zone della città più caotiche, anche per la vicinanza al grande e moderno centro commerciale.
Il mercato sembra un gran bazar coperto, al cui interno sono presenti numerosi negozi che vendono soprattutto gemme e cibo da strada.
Appena si esce dal mercato si può osservare l’inconfondibile campanile della chiesa anglicana di fine ‘800.
Dove cenare
Per concludere una giornata caratterizzata da molti chilometri percorsi a piedi, la sera abbiamo cenato presso la famosissima Rangoon Tea-House, dove le pietanze servite sono state superlative (da provare assolutamente l’insalata di foglie di te fermentate).
Questa frase in inglese di forte impatto appariva scritta a penna su una delle pareti:
“Dear Emily: My only wish would be that you could make a trip over the great ocean. The land is golden, the people are so gracious and they have taught me many things about kin and kindness. It won’t be long until we see each other my dear….”
Signed: February 1, 1948
“Cara Emily,
Il mio unico desiderio è che tu possa fare un viaggio oltre il grande oceano. La terra è dorata, la gente è così gentile e mi hanno insegnato tante cose sulla gentilezza e l’esser gentili. Non passerà così tanto tempo fino a che non ci rivedremo mia cara…”
Firmato: Febbraio 1, 1948
Siamo giunti a fine articolo! Se vi fa piacere o se avete domande, lasciate un commento qui sotto.
Commenti offerti da CComment