Dall’alba al tramonto lungo le sponde dell’Irrawaddy 1/3

ALBA E TRAMONTO LUNGO L'IRRAWADDY 1/3

Dall’alba al tramonto lungo le sponde dell’Irrawaddy 1/3

La mattina del terzo giorno abbiamo preso un volo interno con destinazione Mandalay, dove ci stava aspettando un tassista privato.

Un po’ di storia

La città di Mandalay, capitale economica e commerciale del nord del Myanmar, ha una storia molto più recente rispetto a Yangon: fu fondata dal penultimo re di Birmania Mindon, che scelse di edificarla ai piedi della collina di Mandalay per una profezia. 

In pochi anni ciò che restava dell’ultimo regno birmano dopo la seconda guerra anglo-birmana edificò templi buddisti (di cui parleremo in seguito in questo articolo) ed una cittadella fortificata da 2 chilometri di mura e fossati, completandola nel 1859. L’ultimo regno birmano della dinastia Konbaung tuttavia durò solo 26 anni, cessando di esistere verso la fine del 1885, quando gli inglesi la annetterono al proprio impero durante l’ultima guerra anglo-birmana.

Durante il colonialismo inglese, verso la fine del 1800, la città fu collegata al resto dei domini mediante la ferrovia, ma la prima università sorse solo attorno al 1920. Nonostante la sua lontananza da Yangon, Mandalay rimase un importante centro di educazione culturale e religiosa del buddismo per tutto il periodo del colonialismo.

La città fu pesantemente danneggiata durante i bombardamenti giapponesi nel 1942, e subì molti incendi nei decenni successivi, quando tutte le sue infrastrutture si deteriorarono a causa dell’isolazionismo voluto dal regime. Grazie a nuove politiche più aperte, a partire dagli anni ’80 la città ebbe una rapida espansione diventando il polo industriale e commerciale più importante del centro e nord birmano.  

Scorcio di parte della città dalla collina di Kuthodaw.
Scorcio di parte della città dalla collina di Kuthodaw.

Esplorazione della città

Il primo giorno trascorso a Mandalay è stato a dir poco frenetico, con molti edifici storici da vedere per la loro particolarità. A differenza di Yangon e del suo caotico centro, Mandalay ci è apparsa generalmente molto più lontana dal tipo di città moderna che noi occidentali conosciamo. 

Pagoda Kuthodaw

La Pagoda Kuthodaw ospita il libro più grande del mondo (per dimensione), il Canone buddista Pali. Completato nel 1868, fu inciso su 729 stele di marmo, ciascuna contenuta in un piccolo stupa di color bianco. Al centro del complesso si erge uno stupa dorato, alto 57 metri, simile alla Shwezigon Paya vicino a Bagan. Ciascuna stele, dalle dimensioni di 1100x1520x13 cm, fu ricavata dal marmo estratto dalla collina Zagyin, 50 km a nord di Mandalay, e trasportato in barca fino alla città. Il testo fu redatto e copiato da un'assemblea di monaci buddisti. Ogni stele possiede dalle 80 alle 100 righe di testo su ciascun lato, incise in caratteri birmani. Uno scriba impiegava giorni per copiare il testo su entrambi i lati.

Ovviamente durante il colonialismo tutto il complesso fu saccheggiato e depredato dei preziosi, ma grazie a continue donazioni l’opera fu ripristinata. Il tempio è frequentatissimo dagli abitanti di Mandalay, e viene usato come luogo di aggregazione culturale. 

Una delle 729 stele di marmo con inciso parte del canone buddista Pali.
Una delle 729 stele di marmo con inciso parte del canone buddista Pali.
Piccoli stupa di color bianco che contengono le steli del canone Pali.
Piccoli stupa di color bianco che contengono le steli del canone Pali.
Monastero Shwenandaw

Questo bellissimo monastero è stato costruito nel 1878 interamente in legno Teak per volere del re Thibaw Min per ricordare suo padre e usarlo nello stesso tempo come suo luogo personale di meditazione. Il legno di tutto il monastero è finemente ed abilmente scolpito a mano, e le sculture raccontano storie e miti della religione buddista.

Scultura intagliata che decora il tempio in teak del monastero Shwenandaw.
Scultura intagliata che decora il tempio in teak del monastero Shwenandaw.
Nel monastero Shwenandaw gli studenti sostituiscono le assi consumate dal tempo con delle nuove.
Nel monastero Shwenandaw gli studenti sostituiscono le assi consumate dal tempo con delle nuove, in un processo di rigenerazione continuo.
Palazzo reale

Il palazzo reale fu l’ultima residenza dei re di Birmania prima della definitiva conquista inglese. Totalmente raso al suolo durante la seconda guerra mondiale, fu ricostruito dal regime militare nel 1990.

Nonostante si siano utilizzati materiali moderni per insufficienza di fondi alterandone la veridicità storica, l’enorme complesso merita di esser osservato dall’alto grazie alla torre d’avvistamento, unica superstite al bombardamento. Piccolo appunto di viaggio: durante la nostra visita c’era un checkpoint militare all’accesso degno di una spy-story hollywoodiana!  

Parte del palazzo reale di Mandalay, ricostruito nel 1990.
Parte del palazzo reale di Mandalay, ricostruito nel 1990.
Mingun

Per raggiungere Mingun abbiamo uno dei tantissimi battelli ormeggiati sulla sponda destra dell’Irrawaddy, ed abbiamo in seguito percorso il corso d’acqua per una decina di chilometri. Questa è stata l’opzione migliore per godersi il paesaggio circostante. 

L’immenso stupa incompiuto era osservabile a chilometri di distanza, e si vedeva svettare dalla vegetazione sottostante. Le rovine, che formano un colossale cubo di mattoni alto 50 metri, sono la testimonianza di un’opera che sarebbe stata immensa, diventando il tempio buddista più grande del mondo. Voluta dell’egocentrico re Bodawpaya nel 1790, la sua parziale costruzione fu direttamente osservabile da uno dei suoi possedimenti lungo il fiume. 

La leggenda narra che il re rallentò i lavori perché ricevette una nefasta: al completamento della stupa il regno sarebbe finito o il re sarebbe morto o entrambe le cose; in realtà questa profezia potrebbe verosimilmente esser stata usata in seguito alle infinite risorse economiche spese per la sua costruzione, oltre alle migliaia di schiavi usati giornalmente. 

Alla sua morte, dopo 29 anni di lavori, fu completato solo il primo terzo, ed in seguito la sua costruzione fu sospesa per sempre. 

Lo squarcio nella struttura osservabile in uno dei lati è la testimonianza dei violenti terremoti del 1839 e del 2012. 

Vicino all’incompiuta è presente la seconda campana più pesante del mondo, la campana di Mingun, dall’enorme peso di 97 tons!

La gigantesca campana di Mingun, dal peso di 97 tonnellate.
La gigantesca campana di Mingun, dal peso di 97 tonnellate.
Le rovine dell'incompiuto tempio di Mingun, che sarebbe diventato il più grande stupa del pianeta.
Le rovine dell'incompiuto tempio di Mingun, che sarebbe diventato il più grande stupa del pianeta.

Sperate che la campana non caschi mentre siete sotto a scattar qualche foto: per appenderla di nuovo ai suoi supporti dopo il terremoto del 1839 ci vollero 59 anni!

Appena poco più avanti è collocata la pagoda intonacata di bianco di Hsinbyume: questa pagoda ha forme stravaganti ondulate che prendono spunto dal mitico monte Sumeru, la montagna del centro del cosmo buddista. 

Infine, vedere il tramonto in battello è stata la ciliegina sulla torta di questo indimenticabile giorno. 



Lo stupa del tempio bianco di Hsinbyume al tramonto.
Lo stupa del tempio bianco di Hsinbyume al tramonto.
Il tempio intonacato di Hsinbyume ricorda il mitico monte Semeru, la montagna al centro del cosmo buddista.
Il tempio intonacato di Hsinbyume ricorda il mitico monte Semeru, la montagna al centro del cosmo buddista.

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