Samarcanda

SAMARCANDA

Samarcanda

Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato

Io non ti guardavo con malignità,

Era solamente uno sguardo stupito,

Cosa ci facevi l'altro ieri là?

T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda

Eri lontanissimo due giorni fa,

Ho temuto che per ascoltar la banda

Non facessi in tempo ad arrivare qua

Non è poi così lontana Samarcanda,

Corri cavallo, corri di là

Sicuramente molti di voi associeranno il nome Samarcanda alla famosa canzone di Roberto Vecchioni del 1977, il cui testo racconta di un soldato che tenta di sfuggire alla morte (nella canzone, la vecchia signora) cavalcando fino a Samarcanda.

Samarcanda, la celebre città lungo la via della Seta, è stata la nostra ultima tappa di questo affascinante viaggio.

Essendo poco distante da Bukhara, durante la mattinata di transfer abbiamo fatto diverse tappe.

La prima è stata l’antico minareto della città di Vobkent, che fu costruito nel XII secolo d.C., durante il regno dello Scià di Corasmia Ala al-Din Tekish.

In seguito abbiamo visitato uno dei più famosi laboratori di produzione della ceramica di tutto l’Uzbekistan, sito nella cittadina di Gijduvan.

Nella cittadina di Gijduvan si può far visita ad uno dei più famosi laboratori di produzione della ceramica di tutto l’Uzbekistan.
Nella cittadina di Gijduvan si può far visita ad uno dei più famosi laboratori di produzione della ceramica di tutto l’Uzbekistan.

Il laboratorio, gestito dalla famiglia Narzullaev da generazioni, è stato trasformato in un piccolo museo che racconta l’arte di produzione tradizionale della ceramica.

Un’altra sosta è servita per vedere un’antica cisterna coperta che apparteneva al Caravanserraglio Rabati Malik, costruito presumibilmente nel XI secolo d.C.

Infine, prima di raggiungere Samarcanda, ci siamo fermati per fotografare i campi di cotone, ancora parzialmente in fiore. Anche lungo queste strade troverete spesso le bancarelle che vendono meloni gialli.

1) Vademecum

  • Per visitare i principali monumenti della città di Samarcanda occorre almeno un giorno. Consigliamo come sempre di cominciare la visita al mattino presto.
  • Per vedere Shahrisabz, la città natale di Tamerlano, bisogna spostarsi in macchina e prevedere di aggiungere un altro giorno al viaggio.
  • Il sole a Samarcanda è stato meno intenso di quello incontrato a Nukus, Khiva e Bukhara, per cui secondo noi è possibile sfruttare tutta la giornata a disposizione.
  • Nella visita alla città si può includere una storica bottega dove si produce la carta, utile per capire il processo di lavorazione di cui si impadronirono gli arabi nella battaglia di Talas.
  • Recatevi assolutamente in piazza Registan prima del tramonto: rimarrete letteralmente stregati dai giochi di luce ed ombre che colorano le madrase storiche!

2) La storia

Samarcanda fu il punto di riferimento per tutti coloro che volevano raggiungere il lontano Oriente, ed il suo destino è stato sempre intrecciato all’utilizzo della via della Seta come rotta carovaniera, fino al suo declino avvenuto dopo il XVI secolo d.C..

Secondo gli storici, la città di Samarcanda fu fondata tra il VII ed il V secolo a.C.

Conosciuta dai greci come Marakanda, la città antica, situata nel distretto nord, venne espugnata e conquistata nel 329 a.C. da Alessandro Magno, che per l’occasione la trovò “più bella di quanto mi aspettassi”.

Seguirono dei secoli con poco interesse storico, almeno fino al VIII secolo d.C., periodo in cui divenne avamposto della conquista araba durante l’espansione in Oriente. La città si sviluppò durante il periodo Samanide nello stesso modo di Bukhara: vennero erette moschee, possenti mura ed un sistema di approvvigionamento idrico.

Purtroppo, come per tutte le altre città dell’Asia Centrale, nel XIII secolo arrivò l’esercito guidato da Gengis Khan, che la mise a ferro e fuoco, ed uccise la stragrande maggioranza degli abitanti ad eccezione dei pochi maestri artigiani, deportati in Mongolia per decorare la capitale dell’impero mongolo.

Questo colpo fu quasi letale per la città, ma nei due secoli successivi essa raggiunse il suo massimo splendore perché venne scelta dall'invincibile condottiero Tamerlano come capitale del suo impero.

Samarcanda, centro nevralgico di potere del vasto impero Timuride, divenne leggendaria e fu abbellita da grandiose moschee, madrase e mausolei. L’opera del grande emiro venne continuata da suo nipote, Ulug Bek, il famoso re-astronomo.

Il suo declino iniziò quando Bukhara fu scelta come capitale del khanato; da quel momento Samarcanda seguì lo stesso destino di tutte le altre città lungo la via della Seta, con la finale conquista russa del XIX secolo.

I sovietici trovarono la mitica città in rovina, e procedettero al suo restauro e modernizzazione.

Tamerlano

Il mausoleo del grande condottiero Tamerlano.
Il mausoleo del grande condottiero Tamerlano.

Amir Timur, conosciuto in Europa con il nome di Tamerlano, è l’eroe nazionale dell’Uzbekistan. La sua abilità da stratega militare, unita alla brutalità ed alla strategia del terrore (simile per certi versi a quella adottata da Gengis Khan), lo ha portato ad essere accostato ai grandi conquistatori della storia umana, al pari di Alessandro Magno, Giulio Cesare e Gengis Khan.

Tamerlano nacque a Kesh (oggi conosciuta come Shahrisabz) nel 1336 d.C., da una famiglia appartenente alla tribù dei turchi-mongoli dei Barlas, discendente da uno dei clan imperiali di Gengis Khan. Durante il corso della sua vita, il grande condottiero costruì uno degli imperi più grandi che la storia abbia mai conosciuto: riunificò i regni frantumati della Corasmia, a differenza di Alessandro Magno e Gengis Khan condusse vittoriose campagne in India, e si spinse fino ad Ankara, dove sconfisse l’esercito Ottomano. Verso la fine della sua vita, Samarcanda, abbellita da sontuosi palazzi e giardini, era la capitale di un’area che si estendeva dal Volga all’India.

Il vasto impero Timuride si estendeva dall'India alla Russia.
Il vasto impero Timuride si estendeva dall'India alla Russia.

Morì di malattia nell’inverno del 1405 a Farab, nell’attuale Kazakistan, in marcia verso la Cina, in quella che sarebbe stata la sua ultima campagna militare. Il suo corpo venne imbalsamato, chiuso in un sarcofago d’ebano e portato dal suo esercito a Samarcanda per la tumulazione finale nel mausoleo che fece costruire per la sua famiglia.

In seguito i suoi successori rinunciarono alle mire espansionistiche in territorio cinese, e contemporaneamente indebolirono l’impero a causa delle lotte interne per la conquista del potere.

3) Visitare Samarcanda

Piazza Registan di giorno.
Piazza Registan di giorno.

I monumenti storici si trovano inglobati in quella che oggi è a tutti gli effetti una città molto moderna, ricostruita quasi totalmente dai russi; quando questi arrivarono, trovarono edifici in abbandono e parzialmente in rovina.

Nonostante questa differenza sostanziale da Bukhara e Khiva, al cospetto di tanta grandiosità la vestigia del magnifico passato riaffiora, e riesce a far capire quanto questa città fosse un tempo il centro di quello che fu uno dei più grandi imperi della storia.

Un merito particolare va proprio agli archeologi ed ai restauratori sovietici, che seppero sapientemente recuperare questi beni patrimonio dell’umanità.

Prima di addentrarvi nella lettura, vogliamo raccontare di come Oybek abbia imparato così bene la lingua italiana. Il motivo si trova proprio a Samarcanda, dove l’Università di lettere e del turismo ha incluso nei suoi insegnamenti la lingua italiana, grazie alla decennale cooperazione internazionale tra Italia ed Uzbekistan.

L’università attualmente conta diverse centinaia di studenti e decine di professori, che ogni anno dedicano la propria passione allo sviluppo dell’accoglienza e del turismo internazionale.

Mausoleo di Amir Timur

Le superlative decorazioni all'interno del mausoleo.
Le superlative decorazioni all'interno del mausoleo.

Abbiamo iniziato a visitare Samarcanda proprio dal mausoleo del grande Tamerlano. Dal portale in mattoni, decorato con le onnipresenti ceramiche smaltate ed i muqarnas, si cammina fino alla porta del mausoleo di pianta ottagonale, avente come tetto una splendida cupola scanalata costituita da ceramiche di color azzurro.

Per l’architettura Islamica questo edificio precede lo stile delle tombe Mughal di Delhi ed il Taj Mahal di Agra. All’interno del Mausoleo si trovano delle meravigliose maioliche dorate che ricoprono il luogo di sepoltura di Tamerlano, di due dei suoi figli, di due nipoti, tra cui Ulugh Bek, ed infine di Mir Said Baraka, maestro spirituale dell’emiro.

Tamerlano fu sepolto qui da solo perché, morendo in pieno inverno, la strada per raggiungere Shahrisabz era inagibile a causa della neve. Le tombe sono collocate in un piano inferiore, mentre sono visibili le lapidi decorative, tra cui quella in giada di Tamerlano.

Oybek ci ha raccontato che secondo una leggenda, la tomba di Tamerlano è protetta da una maledizione; chiunque la aprirà e disturberà il sonno del conquistatore subirà sventura.

Il primo a subire la sua maledizione fu Nadir Shah, abile condottiero e re turco-persiano. Nel 1740 cercò di rimuovere la tomba crepandone il coperchio, ma i suoi consiglieri lo scoraggiarono dal continuare, perché era di cattivo auspicio. Nonostante il suo pentimento, il re venne assassinato.

Il secondo fu Stalin, che ordinò all’antropologo Mikhail Mikhaylovich Gerasimov di aprire la tomba. Lo scienziato vi trovò i resti di un uomo alto 1.72m (un gigante per l’epoca), dai tratti somatici di etnia turco-mongola e con la conformazione ossea di un uomo claudicante (la parola occidentale Tamerlano deriva proprio dall’unione di Timur e Lang, che in arabo significa “lo zoppo”).  La pietra fu spostata il 19 giugno 1941, e tre giorni dopo Hitler invase l’Unione Sovietica. Un anno più tardi il suo scheletro fu inumato secondo il rito Islamico: la maledizione cessò appena prima della decisiva battaglia di Stalingrado.

Uomo avvisato mezzo salvato: non aprite quella tomba!

Piazza Registan

È il luogo simbolo di Samarcanda e probabilmente di tutto l’Uzbekistan, dove il fascino dell’architettura orientale attrae lo sguardo di ogni passante.

Il Registan, che in persiano significa “luogo di sabbia”, era il centro della città durante l’epoca Timuride.

I sovietici, per restaurare ed utilizzare il complesso costruito da Ulugh Bek, spostarono il vivace bazar in un’altra zona della città e pavimentarono la piazza, utile per i comizi, i processi pubblici e celebrare le ricorrenze più importanti.

Qui le tipiche decorazioni dell’arte Islamica raggiungono la massima espressione, con i colori delle ceramiche smaltate che virano dall’azzurro al verde ed al blu.

Davanti a tutto questo tripudio artistico non si può non riconoscere l’estro e l’ingegno umano. Il Registan è composto da 3 grandiose madrase, che vanno a formare un rettangolo, aperto da un lato, dove ogni sera si radunano centinaia di persone e turisti.

Lato sinistro della piazza Registan: Madrasa di Ulugh Bek (1420)

Madrasa di Ulugh Bek (1420)
Madrasa di Ulugh Bek (1420)

Costruita dal nipote di Tamerlano, la madrasa divenne il centro della scienza dell’impero. L’imponente Iwan, costellato dalle superlative decorazioni smaltate che richiamano la passione di Ulugh Bek per la matematica e l’astronomia, è costeggiato da due minareti.

La madrasa conteneva le celle dei circa 100 studenti, le aule ed una moschea.

Al posto delle altre due madrase attuali c’erano un caravanserraglio ed un ostello per i dervisci erranti (simili per certi versi ai frati mendicanti cristiani), chiamato Khanaga, che furono rimpiazzati due secoli più tardi per volere dell’emiro Yalangtush Bakhadur dalle madrase erette per lasciare il suo segno imperituro nel mondo.

Lato destro della piazza Registan: Madrasa di Shir-Dor (1636)

Madrasa di Shir-Dor (1636)
Madrasa di Shir-Dor (1636)

La madrasa si trova di fronte a quella di Ulugh Bek ed evita la simmetria perfetta con la prima, vietata secondo la consuetudine Islamica. Di particolare ha il suo Iwan, le cui ceramiche smaltate raffigurano due leoni tigrati (Shir-Dor), che secondo alcune interpretazioni sarebbero un richiamo al zoroastrismo.

Lato frontale della piazza Registan: Madrasa di Tillya-Kari (1660)

Madrasa di Tillya-Kari (1660)
Madrasa di Tillya-Kari (1660)

E’ la madrasa centrale che grazie alla sua lunghezza (ben 75 metri) chiude la piazza e colma lo spazio geometrico tra prime due madrase descritte.

Costruita sempre per volere dell’emiro Yalangtush Bakhadur, i suoi meravigliosi soffitti sono decorati in foglia d’oro, da cui nasce l’appellativo di “madrasa ricoperta d’oro” (Tillya-Kari).

Moschea di Bibi-Khanum

Una cupola della moschea vista dall'interno, dove sono evidenti le crepe dovute ai terremoti.
Una cupola della moschea vista dall'interno, dove sono evidenti le crepe dovute ai terremoti.
Come appare oggi la moschea, dopo il lungo e provvidenziale intervento ristrutturativo russo.
Come appare oggi la moschea, dopo il lungo e provvidenziale intervento ristrutturativo russo.

La moschea fu costruita e completata per volere di Tamerlano, che reperì gli immensi fondi necessari grazie alle vittoriose campagne militari indiane. All’epoca la moschea era una delle più grandiose mai costruite, ma essendo piena di problemi strutturali non resse al tempo, agli agenti atmosferici ed al finale terremoto del 1897.

Prima dell’arrivo dei russi e del successivo restauro, la moschea e le sue cupole erano delle rovine pericolanti. Al centro della moschea si trova l’enorme leggio in blocchi di marmo che ospitava il Corano di Osman.

Secondo una leggenda, l’architetto si innamorò così follemente di Bibi-Khanum, una delle mogli di Tamerlano, che completò i lavori solo in seguito alla concessione di un bacio, il quale tuttavia lasciò un segno indelebile sulla guancia della moglie. Tamerlano, al ritorno della vittoriosa campagna indiana, lo scoprì e ne rimase così oltraggiato che fece uccidere entrambi e decretò l’imposizione del velo a tutte le donne del regno.

Shah-I-Zinda

Le incredibili decorazioni smaltate di Shah-I-Zinda.
Le incredibili decorazioni smaltate di Shah-I-Zinda.

Situato nel cuore di Samarcanda, è un complesso di mausolei e moschee riccamente decorati da mosaici e maioliche sui toni del blu e del turchese. Il nome del complesso significa “re vivente” ed è associato alla tomba di Kus-ibn-Abbas, cugino del profeta Maometto.

Egli arrivò a Samarcanda nel VII secolo per diffondere l’Islam e venne ferito a morte, rifugiandosi in un pozzo. Secondo la leggenda è tuttora vivo, e un soldato di Gengis Khan che andò a controllare il pozzo ne uscì cieco.

Le cupole gemelle che sovrastano  il mausoleo Qazi Zadeh Rumi.
Le cupole gemelle che sovrastano il mausoleo Qazi Zadeh Rumi.

Il complesso funerario è oggi la meta di pellegrinaggio più visitata del paese, dove capiterà spesso di soffermarsi ed ammirare le sofisticate trame che compongono le ceramiche smaltate, i vari Iwan e le due cupole azzurre che sormontano il mausoleo Qazi Zadeh Rumi, che si dice ospiti la tomba della balia di Tamerlano.

Osservatorio di Ulugh Bek

Proseguendo da Shah-I-Zinda verso nord, si incontrano i resti di quello che un tempo fu l’osservatorio astronomico più grande del mondo. Voluto dal re-astronomo Ulugh-Bek, l’osservatorio aveva un largo arco scavato all’interno della collina che serviva per determinare il mezzogiorno.

Si pensa che il quadrante fosse alto 11 metri e raggiungesse la sommità dell’edificio che un tempo sovrastava la collina.

Tomba del profeta Daniele, mausoleo di Khogia Daniyar

Si narra che Tamerlano, in seguito alla vittoriosa campagna miliare in Iran, prese alcune reliquie a Susa che si dice appartenessero al biblico profeta Daniele. Oggi il mausoleo, che lambisce i resti dell’antica cinta muraria di Afrosiab (Marakanda), è un importante meta di pellegrinaggio. Impressionante è anche il secolare albero di pistacchio che si trova accanto alla tomba.

Resti dell’antica Afrosiab

L’antica città di Marakanda, o Afrosiab, era posta a nord rispetto al distretto dei monumenti Timuridi. Qui si trova un museo che custodisce alcuni oggetti dell’epoca zoroastra e soprattutto dei resti di un meraviglioso affresco persiano. Come detto in precedenza, l’antica città fu rasa al suolo da Gengis Khan durante la sua campagna di conquista in Persia.

4) Un giorno a Shahrisabz

La zona collinare lungo la strada per Shahrisabz.
La zona collinare lungo la strada per Shahrisabz.

La città natale di Tamerlano, Shahrisabz, si trova a circa 90 km in direzione sud da Samarcanda. Si raggiunge dopo aver percorso una strada che si inerpica in una zona montuosa.

Le rovine del portale d'ingresso del palazzo di Tamerlano.
Le rovine del portale d'ingresso del palazzo di Tamerlano.

A Shahrisabz si possono visitare i resti del “Palazzo Bianco”, la residenza estiva di Tamerlano. Dell’enorme struttura sono rimasti in piedi i due lati di quello che doveva essere il gigantesco portale d’ingresso. Pensate a quanto immenso doveva essere il palazzo, iscritto alle cronache dall’ambasciatore spagnolo Ruy Gonzàlez de Clavijo, che lo descrisse come un grande palazzo finemente decorato di ceramiche smaltate azzurre ed abbellito dal marmo bianco.

Attraversando un giardino moderno molto curato si raggiunge la cripta di Tamerlano. L’emiro fu però sepolto a Samarcanda, perché morendo in inverno la neve sui passi impediva di raggiungere la città. Vicino alla cripta è presente la grande moschea di Kok-Gumbaz, che si fa notare per le sue cupole smaltate di azzurro.

Al ritorno verso Samarcanda consigliamo di sostare in un ristorante celebre per la carne d’agnello, che viene grigliata al momento e servita in grande quantità.

Prendetene nota, dovrebbe chiamarsi Katta tosh tandiri.

Siamo giunti a fine articolo! Se vi fa piacere o se avete domande, lasciate un commento qui sotto.

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