L'EST, OLTRE LE APPARENZE
L'est, oltre le apparenze
Nell’immaginario collettivo la parola incenso indirizza al significato religioso, ad un qualcosa che viene considerato sacro.
Quante volte abbiamo odorato, durante le cerimonie religiose più importanti, quella piacevole fragranza emanata dalle resine vegetali.
L’incenso viene impiegato moltissimo anche a Bali ma, mentre nelle chiese è contenuto in un braciere, nei templi di Bali (e in generale in qualsiasi luogo considerato importante per un balinese) viene rilasciato da bastoncini posti in piccoli cestini verdi chiamati Canang Sari.
Questi minuscoli contenitori realizzati con foglie di palma intrecciata assumono spesso l’aspetto di vere e proprie creazioni artistiche, ed al loro interno contengono fiori, caramelle, monetine, e tutto ciò che viene ritenuto utile come sacrificio per le divinità ed agli spiriti.
Capiterà spesso di vederli ardere in tutta Bali, anche nei luoghi più remoti, come nei templi che per sbaglio abbiamo visitato al posto del più famoso Lempuyang.
Avvolti nella nebbia mattutina, abbiamo sbagliato indirizzo finendo per posteggiare in qualche via parallela, e siamo proseguiti a piedi nella giungla, seguendo un sentiero che portava in cima. Nonostante fossero circondati da un paesaggio tropicale rigoglioso, questi templi ed altari sembravano poco frequentati, quasi abbandonati, e ci è dispiaciuto molto giungere al grazioso tempio più elevato cercando di evitare l’immondizia disseminata ovunque lungo il percorso.
Successivamente siamo tornati sui nostri passi, inseguiti per parte del tragitto da una gang di scimmie non troppo rassicurante, raggiungendo infine “il vero Lempuyang”, una delusione.
Vi spieghiamo il motivo: veder gente pagare per prender il cartellino e mettersi in coda per scattare una foto nella famosa porta del paradiso rendeva quel luogo triste, lo snaturava del suo significato originale, che doveva esser quello di adorazione verso l’Agung, il vulcano creatore ed allo stesso tempo distruttore dell’isola.
Per fortuna la seconda destinazione della giornata, il Tirta Ganga, palazzo e giardino botanico immerso in una splendida vallata di risaie a terrazzamenti, ci ha fatto ritornare il sorriso e la positività.
Questa piccola reggia ha un bellissimo giardino acquatico curato in ogni dettaglio, e dal suo iconico laghetto dove vivono centinaia di gigantesche e colorate carpe Koi, affiorano delle piastrelle ottagonali su cui è possibile passeggiare (con un po’ di pazienza per il grande afflusso turistico) a pelo d’acqua.
Per finire l’esplorazione dell’est, nel pomeriggio abbiamo visitato il piccolo tempio di Goa Lawah, molto particolare per la sua grotta contenente una miriade di pipistrelli, ed il tranquillo Pura Kehen, con al centro del complesso l’albero caratteristico di baniano, sacro anche per la religione di Bali.
Questo albero indica il risveglio, l′illuminazione spirituale raggiunta dal Buddha storico, il modo di vedere la realtà del mondo, oltre le apparenze.
Molto spesso capiterà di veder questi giganti avvolti da un drappo a scacchi bianco e nero, il Saput Poleng, ovvero il tessuto che rappresenta il Rwa Bhineda, la dualità male e bene, dolore e gioia, morte e vita.
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