Lunghezza percorso:
Cicogna
Pogallo
6 Km
100 mt
Turistica
No
Giugno
...Al comando dei suoi
fidati del Valdossola,
assediarono il presidio
fascista di Fondotoce...
C'ERA UNA VOLTA POGALLO
Lunghezza percorso: 6 km.
Periodo escursione: giugno
C’era una volta Pogallo
Lasciamo le coordinate del punto di partenza dell'articolo:
46.002904, 8.491097
(Copia e incolla nella ricerca di Google Maps)
Primi di giugno, 1944.
Il rifugio delle formazioni partigiane che operavano in Ossola era la Val Grande, in apparenza una fortezza impenetrabile, un nido d’aquila dove dalle località di Orfalecchio, Cicogna e Pogallo si pianificavano molti atti di sabotaggio e varie scorrerie in valle ai danni dei fascisti.
L’ultima incursione degna di nota accadde verso la fine di maggio, quando Mario Muneghina, al comando dei suoi fidati del Valdossola, assediarono il presidio fascista di Fondotoce, seminando il panico tra i fascisti, catturandone alcune decine e facendo un grande bottino di armi e munizioni.
11 giugno, 1944.
In questa data ebbe inizio uno tra i più brutali rastrellamenti di tutta la resistenza, che vide migliaia di nazi-fascisti (alcune stime parlano di 20.000 unità tra uomini, obici, aerei e carri armati) contrapporsi a 400-500 partigiani male armati ed affamati.
I nazi-fascisti, al comando del maggiore Ernst Weis, circondarono tutta la Val Grande da nord a sud, impedendo ogni via di fuga, e successivamente sfondarono le deboli linee difensive di ponte Casletto e Velina.
Il capitano Dionigi Superti ed i suoi uomini non si resero conto di quello che stava accadendo per via delle frammentarie informazioni reperibili sul campo, ma capirono la gravità della situazione solo qualche giorno più tardi, quando il fuoco nemico si manifestò in tutta la sua brutalità.
Caddero le due roccaforti partigiane, Cicogna e Pogallo.
Nella ritirata generale, operata soprattutto durante le fredde e piovose notti, le formazioni Ossolane tentarono di attraversare i punti più impervi, come la bocchetta di Terza e l’alpe Scaredi, per svalicare verso la val Loana e la salvezza, la Svizzera.
Durante l’implacabile avanzata i nazi-fascisti, forti anche degli Alpenjäger, uccisero o catturarono qualunque partigiano incontrassero, misero a ferro e fuoco interi villaggi ed alpeggi, molto spesso accanendosi con la popolazione che aveva aiutato i partigiani. Andarono in fiamme oltre 200 tra baite ed alpeggi.
Qualche partigiano riuscì a salvarsi nascondendosi tra le cime o raggiungendo i villaggi più lontani, ma la maggior parte trovò la morte, perché quasi tutti i catturati vennero fucilati.
20 giugno, 1944.
Eccidio di Fondotoce.
43 partigiani vennero fucilati a Fondotoce come vendetta per il torto subito qualche settimana prima ad opera del “Valdossola”.
Ci fu un solo sopravvissuto, Carlo Suzzi, che riuscì miracolosamente a salvarsi.
27 giugno, 1944.
Fine del rastrellamento con la fucilazione di 9 prigionieri a Beura.
3 Giugno, 2022.
Siamo partiti da Cicogna sotto un cielo coperto e minaccioso. Ben consci di quello che è accaduto nel giugno di molti decenni fa, abbiamo camminato sulla mulattiera inghiottita dalla foresta nel completo silenzio, quasi in una sorta di rispettosa processione nei confronti di chi ha donato la vita per la libertà.
L’ingegnosa mulattiera, costituita da lastre di granito ancorate superbamente a pareti quasi verticali sul canyon creato dal rio Pogallo, si chiama strada Sutermeister, e fu costruita dall’ingegnere Karl Sutermeister nel XIX secolo per sfruttare l’oro verde della Val Grande: il legname.
Fu costruita anche una rete di teleferiche per il trasporto a valle del legname, che seguiva il letto del fiume, movimentata da una piccola centrale elettrica a Cossogno.
Tutti questi luoghi sono ormai il ricordo di un passato lontano, dove centinaia di alpigiani e taglialegna abitavano stabilmente queste zone.
Dopo un’ora abbondante di cammino siamo giunti a Pogallo, di cui abbiamo descritto la storia recente ad inizio articolo.
Il villaggio sorge su una splendida e piccola radura ai piedi delle aspre cime nel cuore della Val Pogallo, punto di partenza di escursioni ben più impegnative.
Facendo sosta qui abbiamo scoperto con piacevole sorpresa che il villaggio non è totalmente abbandonato, con alcune case che fungono da residenza estiva, alimentate addirittura da pannelli solari.
Era tempo di tornar indietro, perché in lontananza si udivano i tuoni, mentre le prime gocce cadevano a terra.
Verso metà sentiero la pioggia si è fatta incessante, ma questo non ha impedito di scattare delle fotografie che consideriamo uniche, e che ritraggono le stesse condizioni climatiche che trovarono i partigiani durante la loro disperata fuga verso la salvezza, sospesi al di sopra di un canyon dove scorreva un fiume impetuoso, tra la vita e la morte.
Note per gli escursionisti.
E’ possibile far un giro ad anello, molto più impegnativo, se da Cicogna si imbocca la mulattiera che raggiunge l’Alpe Pra (1250mt s.m) con il suo famoso masso coppellato, e da li si prosegue oltre la bellissima Casa dell’Alpino, raggiungendo l’abbandonata Alpe Leciuri (1311mt s.m.) Da questo punto si prosegue scendendo verso Pogallo e si ritorna per la strada Sutermeister descritta nell’articolo.
Noi abbiamo percorso questa deviazione con le nuvole basse dopo una fitta nevicata ad aprile. Se non conoscete il territorio non siate incoscienti: tornate indietro, perché con queste condizioni è facile perdere l’orientamento…
I giorni della semina, Nino Chiovini
Casa della Resistenza.
Cartina dell'escursione
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