INTRODUZIONE AL KARAKALPAKSTAN
Introduzione al Karakalpakstan
La sveglia a Nukus non è stata delle migliori, non per colpa della bellissima struttura in cui abbiamo riposato o per qualche problema logistico, ma per la maledizione di Montezuma (ovvero la dissenteria del viaggiatore).
E’ stata una spiacevole esperienza che sarebbe durata per qualche giorno, ma che ricordo ancora oggi come una delle più fastidiose che possano capitare durante un viaggio, soprattutto all’inizio, quando si hanno le gambe molli e si suda freddo. Per fortuna Lavinia si è portata da casa una scorta di farmaci che avrebbero fatto invidia ad un ospedale da campo, tra cui anche quelli necessari per questo inconveniente.
Ricordatevi di quanto abbiamo appena detto e fatene tesoro per i vostri viaggi, soprattutto se deciderete di visitare il Karakalpakstan ad agosto, quando la temperatura può sfiorare i 50 gradi.
Come mai in Karakalpakstan? Perché non limitarsi al tour classico dell’Uzbekistan? Cercherò di rispondere nel modo più sintetico possibile.
Era una vita che volevo visitare il Karakalpakstan, perché nelle cartine geografiche e negli atlanti di scuola quella macchia blu a destra del mar Caspio, chiamata lago d’Aral, mi aveva sempre affascinato.
All’epoca (siamo nel 2004) cominciai a scavare tra le prime informazioni reperibili su internet, e scoprii che la grande macchia blu si stava prosciugando a causa dell’intervento umano.
Decisi di far conoscere questa storia ai professori, esponendo questo argomento all’esame di maturità. Con questo viaggio in Uzbekistan ho voluto verificare di persona quanto avevo studiato a scuola quasi vent’anni fa, chiudendo il cerchio.
Il Karkalpakstan
Il Karakalpakstan occupa un terzo dell’Uzbekistan, ed i suoi 1.800.000 abitanti sono distribuiti su un territorio esteso 166.600 km², ovvero mezza Italia.
La popolazione è concentrata prevalentemente nel distretto di Nukus, capoluogo della regione vicino al fiume Amu Darya, che in questo tratto di percorso è stato completamente canalizzato durante l’epoca sovietica.
Più ci si allontana dal fiume più lungo dell’Asia centrale, più il territorio diventa prima arido e poi desertico, caratteristica della stragrande maggioranza della regione.
Il clima può definirsi continentale estremo, con inverni rigidissimi ed estati bollenti in cui è davvero difficoltoso stare all’aperto durante le ore diurne. Politicamente il Karakalpakstan gode di una certa autonomia dal governo centrale uzbeko, ma continua a reclamare sempre più indipendenza.
Talvolta si sono verificate proteste e disordini, sia per i problemi legati al disastro ecologico del lago d’Aral sia per l’accaparramento del territorio da parte delle multinazionali.
A luglio 2022, un mese prima della nostra partenza, ci fu una rivolta secessionista generata dal malcontento per un tentativo di modifica da parte del governo centrale delle leggi che regolavano i rapporti politici con la repubblica autonoma del Karakalpakstan. Il governo decise di ritornare sui suoi passi ed abolire le modifiche, decisione che servì per tornare alla calma e salvare il nostro viaggio.
La prima tappa della giornata è stata la necropoli di Mizdakhan, poco lontano dalla città. In questo ambiente rurale è normale vedere i carretti trainati ancora dai muli, e banchetti improvvisati che espongono angurie e meloni lungo la strada.
Queste ed altre scene di vita quotidiana sono la testimonianza di una società ancora non completamente industrializzata e globalizzata, qualcosa che avevamo visto solo nei libri di storia.
Il cimitero monumentale di Mizdakhan è vastissimo, e testimonia l’evoluzione delle sepolture musulmane (come il fatto di trovare i bassorilievi delle persone defunte sulle tombe più recenti).
Poco lontano si trova la collina su cui sorgeva Gyaur-Qala, una delle tante fortezze zoroastre disseminate in tutto il Karakalpakstan.
Mizdakhan
È uno dei cimiteri musulmani più conosciuti dell’Asia centrale. Si ritiene che qui si trovi la tomba del profeta Adamo, e il mausoleo eretto sopra di essa viene chiamato “l’orologio mondiale”: la leggenda vuole che l’Apocalisse giungerà quando tutti i mattoni delle rovine cadranno al suolo. Molte tombe, molte storie e leggende da raccontare, come quella che narra la tragica fine dei Romeo e Giulietta del Karakalpakstan. Lei, principessa promessa in moglie dal padre a ricchi nobili locali, era innamorata di un semplice architetto.
Il padre scoprì la verità, e dopo aver visto sfumare diverse promesse di matrimonio, decise che sua figlia sarebbe andata in sposa a colui che avesse costruito un minareto alto fino al cielo in una sola notte. L’architetto ci riuscì, ma si tolse la vita buttandosi dal minareto perché il padre venne meno alla promessa. La principessa, venuta a conoscenza di ciò, si suicidò con la stessa dinamica. Il padre, affranto per la perdita della figlia, decise di costruire un mausoleo per i due innamorati con i mattoni del minareto che venne abbattuto.
Gyaur-Qala
E’ stata la prima fortezza Zoroastra che abbiamo visto in Uzbekistan, ubicata a poche centinaia di metri dal cimitero di Mizdakhan. La “fortezza degli infedeli” ospitava una delle tante comunità di questa religione monoteista che un tempo era diffusa in tutta l’Asia centrale prima dell’avvento della religione musulmana.
Si ritiene che l’orda mongola guidata da Gengis Khan la rase al suolo, motivo per cui questa fortezza è la peggio conservata della regione: oggi non rimangono che alcune rovine di fango, ma gli scavi effettuati dai russi durante il Novecento portarono alla luce molti manufatti ed oggetti impiegati durante i rituali funebri.
Dopo queste interessanti visite siamo partiti per Moynaq, di cui vi racconteremo nel prossimo articolo.
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