Val Grande, perdersi e ritrovarsi
VAL GRANDE, PERDERSI E RITROVARSI
L’Ossola non passa mai inosservata.
Capisci che stai per varcar la soglia di un altro mondo quando cominci a notare i primi rilievi che si innalzano nell’orizzonte.
Si vede una grande valle verde, incastonata tra cime vertiginose, che porta il visitatore a guardare con il naso all’insù mentre cerca di capire quanto è piccolo rispetto all’opera della natura.
I confini di tutta la valle di origine glaciale, delimitati dalle Alpi Pennine ad ovest e Lepontine a Nord-Est, formano, visto dal satellite, una specie di foglia, con una moltitudine di torrenti e ruscelli montani che fanno da nervature convergenti verso il Toce, che incanala tutta questa enorme massa d’acqua tuffandosi nel lago Maggiore.
La città principale che si incontra lungo il corso del fiume è Domodossola, perfetto capoluogo in stile svizzero, centro nevralgico di tutta la val d’Ossola. La piccola cittadina, citata fin dai primi secoli a.C, si trova vicino al colle Mattarella, che i frati cappuccini del XVII secolo scelsero come luogo per edificare il Sacro Monte Calvario, un complesso di 12 cappelle decorate da affreschi e statue, che oggi fa parte del gruppo dei sacri monti alpini e prealpini patrocinati dall’Unesco.
Seguendo il corso del Toce fino al lago Maggiore si incontrano alcuni piccoli paesi montani come Vogogna con il suo pittoresco castello di origine medievale, Premosello-Chiovenda, Mergozzo e Candoglia, dove è situata la cava madre del Duomo di Milano.
Tutti questi paesi sono posti sul confine del Parco nazionale della Val Grande, in cui i rilievi montuosi più esterni formano una cinta muraria quasi impenetrabile.
Il varco principale per accedere in questa fortezza è costituito dalla stretta e tortuosa stradina che porta a Cicogna, ancora popolata da circa 15 anime, ultimo luogo dove poter parcheggiare la propria auto.
Entrare all’interno di questo giardino botanico, più che una visita, è un’esperienza sensoriale unica, dove l’olfatto ne rimarrà completamente estasiato, e dove durante le maestose fioriture è possibile vedere gironzolare api e bombi desiderosi di far scorpacciata di prelibatissimo polline.
Oltre Cicogna, l’immenso vuoto.
Dopo il grande e cruento rastrellamento del giugno 1944 i pochi alpigiani rimasti fuggirono, gli alpeggi si trasformarono in ruderi, i verdi pascoli in boschi fitti, le vecchie teleferiche usate per il trasporto del legname furono inglobate dalla vegetazione.
Nel dopoguerra l’inarrestabile spopolamento per le difficili condizioni di vita restituì la terra alla natura, che trasformò il luogo nell’Amazzonia d’Italia.
All’interno di questi 120 chilometri quadrati non c’è copertura telefonica, e le uniche luci che vedrete sono quelle degli aerei che passano nel cielo.
Entrare in Val Grande è un’esperienza mistica, un percorso spirituale: lassù, al di sopra di uno degli innumerevoli sentieri quasi dimenticati dall’uomo, potrete sentire il profondo contatto con la forza della natura primordiale.
Qui, perdersi serve per ritrovarsi.
Siamo giunti a fine articolo! Se vi fa piacere o se avete domande, lasciate un commento qui sotto.
Commenti offerti da CComment